LA TEMPESTA
La Tempesta, com’è noto, appartiene a quel gruppo di drammi romanzeschi (Romances) che chiudono l’opera teatrale di Shakespeare. L’autentica vicenda del dramma si è già svolta, e la tempesta che si scatena all’inizio offre l’occasione a Prospero - che con le sue arti magiche l’ha provocata - di far naufragare sulla sua isola suo fratello Antonio e il Re di Napoli (un tempo alleati, lo avevano privato del ducato di Milano, di cui Prospero era signore), e di mettere quindi “in scena” la sua vendetta.
Tuttavia, una volta disposti da bravo regista i personaggi, preparata la scena della vendetta, rinuncia al compimento di essa, ormai completamente placato dalla sua sola rappresentazione. Riunirà i naufraghi dispersi e, unica realtà tra tante finzioni, riprende per sé il ducato di Milano, rinunciando ad ogni arte magica.
La chiave di lettura più plausibile dell’opera è quella della metafora e, a un tempo, di glorificazione del teatro.
Prospero altro non è che un mago - autore - regista, il teatrante che, valendosi della magia del teatro, mette in scena una commedia in una irreale atmosfera fiabesca. La finzione è così esplicita, la complicità tra attori e spettatori è così dichiarata che i personaggi si fanno maschere, affinché non vi sia in loro alcun sospetto di realtà.
E l’arte magica con cui Prospero compie i suoi incantesimi altro non è che la rappresentazione dell’arte magica del teatro, attraverso la quale Prospero, il mago - regista, chiama il pubblico a farsi suo complice, coautore del gioco teatrale.
Ed è proprio seguendo Shakespeare - Prospero e il suo invito alla complicità del pubblico che la nostra rappresentazione ha preso forma. Nel contesto di una scenografia arida e brulla, il più possibile somigliante al luogo “deserto” in cui si svolge l’opera, i personaggi che ne fanno parte cercheranno e troveranno tra il pubblico quei marinai naufragati, illusi di poter diventare i padroni dell’isola. Oppure quegli dei che, dall’alto del loro potere soprannaturale, benediranno l’unione amorosa tra i due giovani protagonisti della storia.
Gli attori - spettatori si muoveranno al ritmo di una musica e di una luce quasi primordiali, innaturali, degno contorno dell’isola dei suoni e della luce.
L’isola dell’incanto, teatro della rappresentazione, unico luogo in cui noi, che “siamo di natura uguale ai sogni”, abbiamo voce.